Il grande cambiamento in atto in tutto il comparto olivicolo, richiede, come tutti i grandi rivolgimenti, che sia data una scossa ai vecchi schemi e ai modi di pensare convenzionali, tante battaglie e sacrifici che ben si riassumono nel termine Olissea.
Joao Rosado, racconta l’olivicoltura del paese, che sta vivendo un periodo di incertezza tra impianti superintensivi sempre meno remunerativi e piccoli produttori che diventano esempio di una olivicoltura possibile per il futuro. “Sono un piccolo produttore e sono felice di questo”
Hanno scelto di proporre e firmare un accordo di filiera e dare all’olio l’appellativo “Italico”, non per far viaggiare l’olio italiano, ma un mix di olio italiano e olio importato e, così, mantenere più confuse che mai le idee dei consumatori, soprattutto quelli che si stanno avvicinando da poco all’olio, al suo uso, grazie alla fama di prodotto che unisce i piatti della cucina mediterranea e fa solo bene alla salute.
La possibilità concreta di tagliare le ali all’olio extravergine di oliva italiano, proprio nel momento in cui ha tutto per volare più alto di sempre e raggiungere, ovunque sta, quel consumatore esigente non solo di qualità, ma, anche e soprattutto, di diversità, che, sapendo l’importanza di questi valori, è disposto a pagare il giusto prezzo, quello che valorizza l’olio e il suo territorio d’origine, ripaga i sacrifici e gli impegni dell’olivicoltore.
Cara Caterina, come promesso ti scrivo.
Tante le cose che vorrei affrontare insieme a Olissea.
Parto dal recupero delle campagne e dei posti di lavoro che giustamente Olissea auspica in Italia e nei Paesi vocati per l’olio e l’olivo.
“Probabilmente ci accorgeremo che c’è stata una dismissione di competenze storica da parte degli agricoltori che via via si sono consegnati ai prezzi e alle politiche di mercato dell’europa e della globalizzazione, svendendo quello che sapevano fare. Questo ha provocato una sorta di cesura, di seprazione. Cosa è possibile fare? Come produttore di olio intanto bisogna che io sia non olivicoltore professionista e basta, ma anche agricoltore, contadino. Il futuro sarà di un’agricoltura contadina o non sarà più agricoltura”. VIDEO dell’intervista
Siamo in molti a nutrire una passione per l’olio extravergine d’oliva e sempre di più s’infoltisce la schiera degli estimatori, tanto da aver raggiunto una massa critica sufficiente ad affermare che non si può accettare la deregulation e la mancanza di tutela per questo prodotto. E’ giunto il momento di rifiutare la disinvoltura con cui viene manipolato, sempre più evidente è la necessità di un cambiamento di rotta che non può più essere rimandato: l’olio extravergine per definirsi tale deve essere extravergine per davvero! E ci impegneremo perché lo capiscano tutti.
“Il mio desiderio per questo settore è quello di avere una legislazione che discrimini a livello qualitativo gli oli, in maniera da poter mantenere anche le olivete marginali che caratterizzano il paesaggio toscano”. VIDEO dell’intervista
“Fare olio è bellissimo ma richiede tantissima fatica, questa fatica può essere ripagata solo se l’olio arriverà ad avere un giusto prezzo. L’olivo e l’olio sono una delle ricchezze più straordinarie che l’italia e tutto il mediterraneo possiedono, una ricchezza che per tanti olivicoltori diventa una croce se non si diventa buoni imprenditori, capaci di restituire dignità a questo prodotto e a chi ci lavora”. VIDEO dell’intervista
Giordano Cellai ‘contadino resistente’: “ricerchiamo un olio che possa discostarsi dalla miriade di prodotti a basso costo e poveri di nutrienti. Grazie alle nuove tecniche estrattive che restituiscono freschezza e profumi meravigliosi all’olio, siamo riusciti a farlo capire anche a chi non è un esperto”. VIDEO dell’intervista.
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